Durante le ore dedicate alla ricerca in rete di testimonianze e documenti facenti riferimento al nostro Comune, mi sono imbattuto in una cronaca del 1855 che riguarda il tragico accadimento che ebbe luogo a Pieve di Scalenghe nelle Cascina Sibilla, ora affermata Azienda Agrituristica.
I nostri anziani ancora ci raccontavano dell’avvelenamento da funghi che portò alla morte nella loro residenza estiva, l’intera famiglia del Conte Brunetta di Usseux e che qualcuno di questi era stato sepolto nel nostro cimitero a Pieve (successivamente traslato).
Pochi altri particolari si conoscevano se non gli atti di morte di alcuni di essi presenti negli archivi comunali, .
Riporto la seguente relazione tratta da una rivista accademica che descrive in modo particolareggiato quanto avvenne in quei giorni di Settembre del 1855.
Giornale delle scienze mediche, Volumi 34-36
"DEMARCHI: Allo scopo di rischiarare la questione che si sta discutendo credo utile di riferire il seguente caso d'avvelenamento e morte cagionala da funghi. Alla Sibilla, casa di campagna del conte Brunetta di Usseaux, presso Pieve di Scalenghe , mandamento di Vigone, provincia di Pinerolo , avvenne un fatto che, mentre fu cagione di lutto, e di somma desolazione in tre famiglie, deve servire di avvertimento e di ammaestramento ad ogni ceto di persone.
Nel venerdì 28 del mese di settembre (anno 1855) una cameriera della famiglia Brunetta , passeggiando lungo un viale vicino alla casa, osservò parecchi funghi vegetanti fra cespugli. Ne colse alcuni e li portò alla cuoca, onde sapere se fossero di buona qualità.
La cuoca senza esitazione disse di si, ed eccitò la cameriera a cercarne altri,
La cameriera in breve tempo ne raccolse una sufficiente quantità, onde appagare il desiderio manifestatole dalla cuoca, che avea nome di assai esperta nell'arte sua.
Il giardiniere di casa avvertì la cameriera e la cuoca, che quei tali funghi non erano mangerecci, che da tutti erano sprezzati, e temuti, dicendo loro ancora che si chiamavano volgarmente pisciacani.
Ma la cuoca, guidata dal triste fato , persistette nella sua opinione, e li cucinò senza alcuna lavatura, a danno suo, e di altri non pochi, come vedrassi in appresso.
Il piatto mortifero fu imbandito a tavola il venerdì sera alle 5 circa in occasione dell' ordinario pranzo. Undici persone ne mangiarono spettanti alla famiglia Brunetta. Pochi pezzi di sopravanzo furono dalla cuoca dati alla moglie del giardiniere, onde farle vedere, che esso aveva torto nel condannare tali funghi. La giardiniera li mangiò.
Il pristinaio di Scalenghe, Suita Bernardino, che aveva in quel giorno portato il pane alla famiglia Brunetta, prese alcuni di quei funghi, che la cuoca gli rimise, ed anche egli assicurava ch'erano di buona qualità.
Se li portò a casa, e li diede alla moglie affinchè fossero cucinati. Quindi tutti e due ne mangiarono.
Quali dolorose conseguenze ne siano poi venute, si raccoglierà di leggieri
« Circa ad un'ora dopo la mezzanotte del venerdì al sabato la signora contessa per la prima , incominciò a provare un senso di malessere , dolori di ventre, nausea ed oppressione al petto, alle quattro del mattino poi tutti provarono i suddetti sintomi, e si aggiunsero crampi dolorosi alle gambe, e freddo ai piedi.
Vennero in seguito i vomiti in prima asciutti e poscia contenenti i funghi micidiali, quindi di sughi gastrici e di materia biliare. Sussegui poscia profusa diarrea.
A tale stato di cose non ripararono da principio che con granelli omeopatici, che si suppone contenessero estratto di noce vomica, e di aconito.
« Alle 6 della sera del giorno 29 (sabato) si mandò per me che accorsi immediatamente sul luogo del disastro, e ritrovai i suddetti individui nel seguente stato :
«Faccia grandemente abbattuta, e contraffatta, occhi profondamente incavati nell'orbita circondati da un cercine plumbeo: lingua umida un poco rossa ai bordi, o fecciosa : labbra alquanto livide: fornito e diarrea di materie biancastre simili alla decozione di risa; qualche volta vomiti di materia biliare verdastra, e diarrea talvolta anche di muco nerastro, contenente strie sanguinolente.
Grande si era in tutti l'abbattimento morale: inestinguibile la sete, continuo il bruciore delle fauci, e tutti indistintamente augnavano d'un senso d'oppressione, di peso e di dolore insopportabile all'epigastrio, in alcuni si manifestarono talvolta dolori di ventre, in altri tacevano affatto: in altri ora tacevano, ora insorgevano, ma in tutti si presentavano il freddo alle estremità, ed un poco dì cianosi, non che convellimenti spasmodici alle estremità inferiori.
Il dottor Fornelli non ommise mezzo alcuno, onde dar sollievo alli sciagurati; chiamò subito l'aiuto di colleghi : quindi accorsero sul luogo il dottor Michele Fornace di Piscina, il padre, e il figlio, dottori Porro da Pinerolo, il dottor Bertolotti Giacomo da Torino.
Ma ahi ! per alcuni degli avvelenati era troppo tardi ! ! La natura del veleno, il quale tal fiata subdolo s'insinua nell' economia animale rendendo così meno efficaci i soccorsi terapeutici, quando si palesano i fenomeni di avvelenamento; l'indugio che ebbe luogo nel chiamare il soccorso dell'arte medica a cagione della confidenza che si aveva nei granelli omeopatici, furono le precipue cause, per cui lo sventurato, e compianto colonnello Brunetta, che a Saluzzo
si trovava per i suoi doveri militari, tranquillo per le buone notizie di salute della famiglia , che aveva avute poco tempo prima dell'infausto avvenimento, pur troppo ebbe, ed ha per tali ragioni a piangere sulla tomba de' suoi più cari !
Mori alle 5 pomeridiane di domenica (30 settembre) il ragazzo Brunetta Federico (età 9 anni).
Nel lunedi successivo (1° ottobre) morirono Fiorenza Maria cuoca (età 43 anni);
Germinato Catterina moglie del giardiniere (43 anni);
La moglie del pristinaio, che fortunatamente aveva mangiata molta polenta con latte nello stesso pasto , in cui aveva mangiato i funghi si salvò, sia perchè si debba ciò attribuire a che ne avesse mangiato in minor quantità , sia perchè involti i funghi dalla polenta, e temperata la loro azione dal latte, non abbiano potuto produrre cosi intensamente come negli altri individui il malefico loro effetto. Non fu però scevra da alcuni gravi sconcerti, che durarono lungo tempo.
Due gatti del pristinaio , che leccarono i piatti, in cui furono mangiati i funghi,
Quattro altri individui dovettero lungamente lottare contro il malaugurato cibo. Sono due figli del conte, uno di 15, l'altro di 12 anni , la di luì sorella di 28 anni ,
Tutti quattro arrivarono poi a scampamento in seguito a speciale diligente cura.
I funghi mangiali, per quanto risultò dalle informazioni, che io presi sul luogo, dove mi recai in seguito ad invito del Presidente del Consiglio Superiore di sanità, e da quelli, che feci raccogliere nello stesso sito , ove furono trovali i primi, causa di tanti mali, appartenevano alla specie agarico , e predominavano quelli , che sono indicali col nome di agarico pagliarino (agaricus sulphureus), e di agarico micidiale (agaricus necalorj).
Mentre mi riserbo di dare all'occorrenza più ampio svolgimento a questa dispiacevole narrazione, reputo abbastanza eloquente per se stesso il malavvenuto fatto per servire di avviso a chiunque faccia uso nella sua mensa di funghi, insidiosi prodotti del regno vegetale, e non infrequenti cagioni di disordini vitali, quando ut lo son di morte.
Noterò soltanto, che negli individui salvati furono di gran sollievo gli emollienti, ed oleosi si interni, che esterni. L'olio di olivo, l'olio di mandorle dolci, le bevande mucilaginose, i cataplasmi ammollitivi , e simili mezzi terapeutici furono quelli che evidentemente recarono giovamento agli ammalali.
L'autopsia poi fatta su quattro dei nove cadaveri presentò nell' apparato gastro-enterico tali segni di estesissima flogosi-gangrenosa, che non lasciano alcun dubbio sul malefico modo di agire dei funghi velenosi, che quello è di superlativa irritazione, per cui ne consegue tosto la fatale gangrena."
Nessun commento:
Posta un commento