Chi siamo
Le persone che ne fanno parte sono animate dalla convinzione che la storia delle proprie radici è patrimonio di tutti e non ha alcun senso tenere per sé conoscenze che riguardano tutta una comunità.
Pertanto, il Comitato è aperto e disponibile ad accogliere informazioni documentate e materiale in genere, da parte di tutti quelli hanno qualcosa di utile o di interessante che riguardi la storia del nostro Comune da far conoscere.
Un doveroso grazie lo esprimiamo ai parroci di Scalenghe che si sono succeduti negli anni passati e all'attuale, don Roberto Debernardi , per la disponibilità data ad accedere agli archivi parrocchiali.
comitatostoricoscalenghe@gmail.com
Scalenghe - Scheda storica della Regione Piemonte
Scalengis (1229), Scalenghis (1235), Scalengiis (1356), Escalengiis (1377).
Origine: Il territorio è citato in una carta di Landolfo del 1037.
Feudo: Piossasco Folgore, con titolo di contea dal 1416
Catasti: 1400 “in lingua gottica”; 1610; 1634; 1667; 1739
Scalenghe
Il toponimo si trova nell’atto di fondazione dell’abbazia di Cavour del vescovo Landolfo (1037): essa viene tra l’altro dotata di “curticellam unam inter Circinascum et Scelengam”; varianti del toponimo si trovano in molti documenti dal 1041 al 1377. La forma è di origine germanica, il che fa pensare ad uno stanziamento longobardo. Tra XI e XII secolo molti sono i diritti del vescovado di Torino su Scalenghe; si aggiungono
poi le terre sotto il controllo dell’abbazia di Cavour e quelle sottoposte a S.Solutore di Torino. Il signore di Castagnole ha in questo periodo la piena signoria su parecchi benefici in Airasca, Piobesi, Cercenasco e anche Scalenghe; in quest’ultimo ha diritto di fodro e decima. La chiesa di Scalenghe nel 1143 e
successivamente nel 1165 viene confermata alla Prevostura di Oulx.
Nella prima metà del ‘200 si ha notizia di usurpazioni da parte di Gualfredo e Ottone Folgore di terre dell’Ospedale, di cui è proprietario l’ordine gerosolimitano di S. Giovanni. Nel 1222 i Piossasco Folgore subentrano ai signori di Castagnole e nel 1223 essi detengono la piena signoria: in questo periodo risulta
esserci un castello fortificato. Nel 1243 Ottone Folgore dona la sua parte a Tomaso Savoia e ne viene investito; nel documento si specifica l’entità del feudo: si tratta dei tre quarti del territorio con il castello, la corte, la villa, il distretto, la giurisdizione sugli abitanti, il mero misto imperio, la signoria, i diritti su pascoli, acque, forni, battitoi, i fitti, i banni, le taglie, le decime e i pedaggi.
Nel 1269 la famiglia Folgore ammette le usurpazioni e le spoliazioni passate e dispone la restituzione all’ordine gerosolimitano di un quarto di castello, villa e territorio di Scalenghe. Nel 1283 c’è una nuova sentenza arbitrale che regolamenta le restituzioni.
A fine ‘200 gli abitanti di Scalenghe, riunitisi in leghe con quelli di Castagnole e Piossasco, danno luogo ad una forma primordiale di comune ottenendo poi nel 1283 i loro primi Statuti.
I rapporti dei Folgore con i Savoia alternano periodi di fedeltà a periodi di alleanza con i nemici sabaudi. In occasione della guerra tra Acaia, dominatori del pinerolese dal 1295, e i Savoia essi si stringono intorno al conte verde: nel 1360 Giacomo d’Acaia viene spogliato dei suoi territori e tra le famiglie che ottengono nuove investiture dai Savoia compaiono anche i Folgore. Quando nel 1363 gli Acaia vengono reintegrati
anche le investiture sono rinnovate. Scalenghe e il suo territorio vivono anni di scorrerie e assalti armati da
parte delle compagnie di ventura al soldo di Filippo d’Acaia: viene chiesta la protezione ai Savoia che nuovamente infeudano Scalenghe ai Folgore.
Un periodo di relativa pace si conclude alla morte di Amedeo VI nel 1383: è del 1395 un documento che invita i signori a fortificare il castello. Nel 1416 il feudo di Scalenghe è eretto a contea.
Nel XV secolo, estinti gli Acaia, diventano conflittuali i rapporti tra i feudatari e la comunità; essa ha costruito la propria organizzazione interna guardando alla vicina Vigone (la sua influenza si nota anche nei precoci Statuti di Scalenghe).
Durante la prima invasione francese Scalenghe è in balia delle razzie delle soldatesche e solo con il ritorno di Emanuele Filiberto si apre un breve periodo di ripresa, in cui le campagne tornano a popolarsi. La crisi si ripresenta a fine secolo: nel 1595 il borgo è saccheggiato dal generale Lesdiguiére; dal 1599 imperversa la peste. In questo stesso periodo viene a mancare sul territorio la buona influenza del monastero certosino femminile di Buonluogo, fondato nel XIII secolo sul limite settentrionale di Scalenghe e riccamente dotato di terre dai Piossasco Folgore.
Nel XVII e XVIII secolo la comunità è impegnata più volte in contenziosi con l’ordine di Malta: nel 1609 viene conteso un bosco, detto Isoley, dipendente da Candiolo e dopo tre anni Scalenghe ne ottiene una parte dopo la misurazione. Nel 1755 oggetto di lite è una strada che porta a Piossasco passando accanto alla cascina dell’Ospedale di proprietà dell’ordine: la strada, detta “viassa”, Ë impercorribile a causa di alberi e
acque d’irrigazione convogliate sui campi limitrofi dai massari della cascina; i passanti in quel punto sono costretti a deviare passando sulla proprietà privata. Scalenghe con Cercenasco chiede il ripristino dell’agibilità stradale, mentre il rappresentante dell’ordine nega ogni addebito. Dopo il parere di un perito le parti arrivano ad un compromesso: anche in questa occasione la comunità riesce a spuntarla sul colosso
religioso.
Nel 1626 i Folgore concedono a Scalenghe l’affrancamento delle decime e inizia il loro allontanamento dalla comunità, che culmina nel trasferimento della loro residenza a Torino con il definitivo abbandono del castello.
Compreso nel mandamento di Vigone, il territorio nel 1741 consta di gerbidi, pascoli, boschi e alpi, prati “di cattiva qualità” e il suo reddito viene dal grano.
Nel 1833 gli abitanti di Scalenghe chiedono al comune di ripristinare il libero pascolo su alcuni terreni demaniali, ove sorgono anche i maceratoi di canapa, occupati da privati: la richiesta viene rigettata e i gerbidi venduti dopo aver chiuso i maceratoi giudicati dannosi alla salute. A distanza di un secolo nel 1929, viene accertata l’usurpazione del demanio e si procede alla legittimazione dietro pagamento di una somma
d’acquisto. Nel 1849 anche Scalenghe è coinvolta nella richiesta di aggregazione di alcune sue borgate (Bruera, Margari, Gabellieri) al comune di Piscina.
Bibliografia:G.CASALIS, Dizionario geografico storico statistico commerciale degli stati di S.M. il re di Sardegna, Torino 1833-1863, vol.19.G.STEFANI, Dizionario corografico universale dell'Italia sistematicamente suddiviso secondo l'attuale partizione politica di ogni singolo stato italiano, vol.II, parte 1, stati sardi di terraferma, Milano 1854.A.GROSSI, Corografia della città e provincia di Pinerolo,Torino 1800.ZUCCAGNI-ORLANDINI, Dizionario topografico dei comuni compresi entro i confini naturali dell'Italia, 1861.G.L.DE BARTOLOMEIS, Notizie topografiche e statistiche sugli stati sardi, Torino 1843.D.OLIVIERI, Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia 1965.A.A.V.V., Dizionario di toponomastica, UTET,Torino 1990.F.GUASCO DI BISIO, Dizionario feudale degli antichi stati sardi e della Lombardia (dall'epoca carolingiaai nostri tempi) (774-1909), Pinerolo 1911, vol.IV.A.ROSSETTI, Sul cambiamenrto proposto alla circoscrizione territoriale dei comuni di Airasca, Scalenghe e Piscina. Torino 1881.
Cosa stiamo facendo...
Scalenghe è un paese particolare, in molte cose differente da quelli limitrofi e dove la Storia ha lasciato dei segni importanti, anche se a volte si fa fatica a vederli. Tanto per cominciare è particolare la sua struttura, costituita da due centri abitati Scalenghe e Pieve che nel tempo si sono un po’ contesi il primato l’uno sull’altro, dando vita a numerose e non sempre tranquille dispute (a questo proposito non ne vogliano gli attuali abitanti delle altre frazioni, Viotto, Murisenghi e Bicocca, ma la loro importanza storica è decisamente inferiore a quella dei due centri principali). Situazione che ha dato origine a ben due parrocchie, una antichissima, l’altra meno, ma altrettanto importante. Poi vi è la presenza di due notevoli chiese: l’una, quella di S. Caterina è uno dei rari esempi rimasti nel pinerolese di architettura tardo-gotica; l’altra quella di S. Maria Assunta è uno dei migliori esempi di barocco piemontese del ‘700.
E’ però abbastanza noto che se in merito alla storia e alle vicende di S. Maria Assunta si hanno abbondanti notizie, riguardo a S. Caterina poco si conosce e poco si conosce anche in merito alla storia generale del paese.
Ed è proprio da qui che si è voluto partire, cioè dal desiderio di ricostruire la Storia, da qualsiasi parte essa provenga.
Siamo allora partiti dal luogo che oggi conserva il maggior numero di documenti del nostro paese e cioè l’archivio della parrocchia di Pieve, dove si riteneva di trovare materiale di vario genere e non esclusivamente legato alla parrocchia di S. Maria Assunta.
Sono così trascorse numerose sere dell’estate ad esaminare, leggere e suddividere l’abbondante materiale. Naturalmente durante la ricerca sono venuti alla luce numerosissimi e interessanti documenti che come avevamo immaginato toccavano i più vari aspetti della nostra storia. Citandone alcuni ecco così riapparire i sempre emozionanti documenti della ricostruzione settecentesca della chiesa di S. Maria Assunta, quelli relativi alla costruzione della ferrovia, questioni varie della parrocchia, l’ampliamento della chiesa, l’ipotesi di divisione amministrativa del Comune di Scalenghe, le commoventi lettere dei soldati al fronte nella II guerra mondiale e, naturalmente le questioni, lunghe e complesse che hanno portato nel 1825 alla divisione della parrocchia.I documenti estrapolati sono stati molti, (direi moltissimi) ora è iniziato il lungo e paziente lavoro di fotografatura, lettura e trascrizione a computer di tutto il materiale, al fine di poterlo analizzare e studiare. I lavori sono in corso.
Candido Bottin
Livio Amparore
Walter Bronca
mercoledì 19 settembre 2018
Si stavano ultimando i lavori di prolungamento della chiesa e in queste righe egli faceva appello alla generosità della popolazione.
Interessante la parte iniziale coi riferimenti storici tratti dall'Archivio Parrocchiale.
Dallo scritto si evince anche che il salone adiacente la chiesa , fu opera sua.
Livio
giovedì 24 maggio 2018
N
|
Cognome,
Nome e paternità
|
Grado
|
Nato il
|
Morto
|
1
|
Audisio Giovanni di
Guglielmo
|
Soldato, 33° reggimento
fanteria Decorato di medaglia d'argento al V.M.
|
9 Maggio
1888
|
A 29 anni, il 2 aprile
1918 in prigionia, per malattia
|
2
|
Baravalle Michele di
Giovanni
|
Soldato, 3° reggimento
bersaglieri
|
14 Dicembre
1895
|
A 20 anni, il 10
dicembre 1915 sul campo per ferite riportate in combattimento
|
3
|
Baudino Gaspare di
Alessandro
|
Soldato, 21° reggimento
bersaglieri
|
11 Luglio
1897
|
A 19 anni, il 24 maggio
1917 sul Medio Isonzo, per ferite riportate in combattimento
|
4
|
Bertero Carlo di
Domenico
|
Caporale, 22°
reggimento fanteria
|
4 Aprile
1889
|
A 28 anni, il 22
novembre 1917 sul Monte Monfenera in combattimento
|
5
|
Bonino Giacomo di
Francesco
|
Soldato, 2° reggimento
granatieri
|
4 Aprile
1889
|
A 28 anni, il 19 agosto
1917 sul Carso, per ferite riportate in combattimento
|
6
|
Bonino Michele di
Giovanni
|
Sergente , 3°
reggimento alpini
|
1 Maggio
1891
|
A 27 anni, il 13 agosto
1918 sul Monte Tonale, per ferite riportate in combattimento
|
7
|
Bonino Paolo di Andrea
|
Soldato, 5° reggimento
fanteria
|
15
Settembre 1896
|
A 20 anni, il 5 luglio
1917 a Cremona, per ferite riportate in combattimento
|
8
|
Bordino Antonio di
Giovanni
|
Soldato, 96° reggimento
fanteria
|
14 Febbraio
1893
|
A 24 anni, il 24 maggio
1917 sul Medio Isonzo per ferite riportate in combattimento
|
9
|
Borgogno Lorenzo di
Orazio
|
Soldato, 92° reggimento
fanteria
|
22 Gennaio
1889
|
A 29 anni,il 27
novembre 1918 a Fabriano, per malattia
|
10
|
Bosco Antonio *
|
Soldato
|
||
11
|
Caffaratto Bartolomeo
|
Caporale maggiore, 33°
reggimento fanteria
|
24 Dicembre
1894
|
A 22 anni, disperso il
27 maggio 1917 sul Monte Santo in combattimento
|
12
|
Caffer Angelo *
|
Soldato
|
||
13
|
Cane Giovanni di
Salvatore
|
Soldato, 89° reggimento
fanteria
|
23 Agosto
1895
|
A 20 anni, il 30
ottobre 1915, nell'ospedaletto da campo n° 20, per ferite riportate in
combattimento
|
14
|
Carasso Battista *
|
Soldato
|
|||
15
|
Crivello Pietro di
Lorenzo
|
Soldato, 210^ batteria
bombardieri
|
29 Giugno
1895
|
A 22 anni, il 16 Agosto
1917 nell'ospedale chirurgico mobile “Città di Milano”, per ferite riportate
in combattimento
|
|
16
|
Davico Luigi di
Gioacchino
|
Caporale, 6° reggimento
artiglieria da fortezza
|
6 Aprile
1897
|
A 20 anni, il 27 maggio
1917 a Mestre, per malattia
|
|
17
|
Druetta Giovanni
Battista di Tommaso
|
Caporale, 89°
reggimento fanteria
|
23 Novembre
1893
|
A 21 anni, il 3 Giugno
1915 nel Settore di Tolmino, per ferite riportate in combattimento
|
|
18
|
Ferrero Angelo di
Giuseppe
|
Soldato 45° reggimento
fanteria
Decorato
di medaglia di bronzo al V.M.
|
22 Febbraio
1894
|
A 24 anni, il 16 giugno
1918 sul Montello, per ferite riportate in combattimento
|
|
19
|
Gariglio Paolo di
Tommaso
|
Soldato, 48° reggimento
artiglieria da campagna
|
26 Maggio
1897
|
A 21 anni, l'11
novembre 1918 nell'ospedaletto da campo n°076, per malattia
|
|
20
|
Garis Giovanni di
Giuseppe
|
Soldato, 61° reggimento
fanteria
|
11 Maggio
1898
|
A 19 anni,il 19
settembre 1917 in Macedonia, per malattia
|
|
21
|
Giacusio Roberto
|
Soldato, 34° reggimento
fanteria
|
6 Ottobre
1897
|
A 20 anni, il
28 settembre 1918 nell'ospedale militare di riserva n° 8 sez.
Groppello - Nervi
|
|
22
|
Giannini Giuseppe di
Michele
|
Caporale maggiore,12°
reggimento bersaglieri
|
31 Gennaio
1894
|
A 23 anni, il 5 ottobre
1917 a Givoletto , per malattia
|
|
23
|
Giraudo Giuseppe di
Antonio
|
Soldato, 261° reggimento
fanteria
|
28 Aprile
1896
|
A 21 anni, il 4
settembre 1917 sul Carso, per ferite riportate in combattimento
|
|
24
|
Mandile Giacomo di
Giacomo
|
Soldato, 1° reggimento
artiglieria da montagna
|
15 Maggio
1897
|
A 20 anni, il 24
dicembre 1917 a Modena, per malattia
|
|
25
|
Mandile Giuseppe di
Giacomo
|
Soldato, 74° reggimento
fanteria
|
21 Novembre
1892
|
A 23 anni, il 9 agosto
1916 sul monte Pasubio, per ferite riportate in combattimento
|
26
|
Negro Giovanni di
Giovanni
|
Soldato, 1° reggimento
artiglieria da montagna
|
10 Luglio
1896
|
A 23 anni, l'8 ottobre
1919 nell'ospedaletto da campo n° 186
|
|
27
|
Novaretto Michele di
Giuseppe
|
Soldato, 250°
reggimento fanteria
|
30
Settembre 1885
|
A 31 anni, disperso
il19 agosto 1917 sul Carso in combattimento
|
|
28
|
Odetti Chiaffredo di
Luigi
|
Soldato, 3° reggimento
alpini
|
20 Marzo
1890
|
A 28 anni, il 14 marzo
1918 in prigionia per malattia
|
|
29
|
Oitana Giovanni di
Vittorio
|
Soldato, 4° reggimento
artiglieria da fortezza
|
2 Luglio
1888
|
A 30 anni, il 17 dicembre1918
nell'ospedaletto da campo n° 240 per malattia
|
|
30
|
Paiolo Giovanni
|
Soldato. 1° compagnia
sussistenza
|
10 Maggio
1878
|
A 40 anni, il 7 ottobre
1918 a Torino , per malattia
|
|
31
|
Quaglia Antonio di
Antonio
|
Soldato, 92° reggimento
fanteria
|
28
Settembre 1885
|
A 32 anni, il 18
novembre 1917 sul monte Monfenera, per ferite riportate in combattimento
|
|
32
|
Quaranta Francesco
Salvatore di Giuseppe
|
Soldato. 263°
reggimento fanteria
|
1 Gennaio
1882
|
A 36 anni, il 22 giugno
1918 in prigionia, per ferite
|
|
33
|
Reinaudi Michele di
Francesco
|
Soldato, 92° reggimento
fanteria
|
27
Settembre 1888
|
A 27 anni, il 25 giugno
1916, nell'ospedale da campo n° 040, per ferite riportate in combattimento
|
|
34
|
Reinaudo Antonio *
|
Soldato, 38° reggimento
fanteria
|
1 Marzo
1897
|
A 20 anni, disperso il
6 novembre 1917 in combattimento nel ripiegamento al Piave
|
|
35
|
Rimondotto Antonio di
Sebastiano *
|
Soldato, 6° reggimento
alpini
|
14 Luglio
1896
|
A 22 anni, disperso il
25 ottobre 1918 sul monte Solarolo in combattimento
|
|
36
|
Rimondotto Domenico di
Sebastiano
*
|
Caporale, 2° reggimento
alpini
|
12 Marzo
1894
|
A 23 anni, il 5
febbraio 1918 in prigionia per malattia
|
|
37
|
Sola Bartolomeo di
Pietro
|
Soldato, 46° reggimento
fanteria
|
15 Aprile
1889
|
A 28 anni, il 18
ottobre 1917 sul monte Col di Lana, per ferite riportate in combattimento
|
|
38
|
Vaglienti Antonio di
Francesco
|
Caporale, 14°
reggimento bersaglieri
|
7 Maggio
1894
|
A 22 anni, il 20
febbraio1917 in Val d'Astico, per ferite riportate in combattimento
|
39
|
Valdimiro Filippo di
Vincenzo
|
Capitano, 5°squadriglia
aereoplani C.B.
Decorato
di medaglia d'argento al V.M.
|
2 Dicembre
1885
|
A 30 anni, il 23
settembre 1916 nell'ospedaletto da campo n.029 per ferite riportate in
combattimento aereo
|
|
40
|
Vanzetti Luigi di Carlo
|
Soldato, 7° reggimento
bersaglieri
|
1 Marzo
1887
|
A 31 anni, il 12 aprile
1918 in Libia, per ferite riportate in combattimento
|
|
41
|
Vicino Ernesto di
Giov.Battista
|
Sergente, 92°
reggimento fanteria
|
30 Maggio
1888
|
A 29 anni, il 18
novembre 1917 sul monte Monfenera, per ferite riportate in combattimento
|
|
42
|
Vicino Vincenzo di
Giov.Battista
|
Soldato, 160°
reggimento fanteria
|
15 Agosto
1893
|
A 24 anni, disperso il
28 maggio1917 sul monte Vodice, in combattimento
|
|
43
|
Viotto Giovanni
Battista di Gabriele
|
Soldato 74° reggimento
fanteria
|
18 Agosto
1895
|
A 22 anni, il 5
febbraio 1918 in prigionia per malattia
|
di Scalenghe